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Linfodrenaggio. Cos’è e a cosa serve?

Oltre ad arterie e vene, il nostro corpo è percorso da un terzo tipo di vasi: i vasi linfatici. Questo terzo sistema è strettamente interconnesso con i primi due in quanto recuperano parte del liquido fuoriuscito dai capillari sanguiniferi, convogliandolo nei vasi linfatici e facendolo passare nei linfonodi prima di riportarlo nelle vene.

 

Il liquido presente in questi vasi si chiama linfa ed è composto da:  

  • una parte corpuscolare formata cellule deputate alla riposta immunitaria;
  • una parte liquida ricca di proteine.

 

Come già detto, la linfa inizialmente raccolta e convogliata nei vasi linfatici passa attraverso numerose stazioni di filtraggio, tanto più numerose quanto più ci si trova alla “periferia” del corpo. Queste stazioni di filtraggio sono i linfonodi: formazioni generalmente rotondeggianti di dimensioni variabili che, in stato di normale attività in un individuo sano, misurano tra i 3 e i 6 mm di diametro. 

 

(Possiamo averne esperienza quando, durante un’influenza percepiamo delle “palline” di tessuto più rigido e dolenti alla palpazione nella zona sottomandibolare o sottoascellare. Si tratta di linfonodi che hanno aumentato le loro dimensioni per far fronte all’infiammazione in corso e che una volta guariti ritorneranno di dimensioni normali e di consistenza indistinguibile dai tessuti circostanti).

 

Il linfodrenaggio è una tecnica di massaggio che si effettua con pressioni molto lievi ed assolutamente non dolorose che ha lo scopo di stimolare il drenaggio della linfa inducendone lo scorrimento nei vasi linfatici, il passaggio attraverso i linfonodi ed infine il riassorbimento nel circolo venoso.  

Tutto questo avviene grazie a movimenti leggeri e ripetuti che hanno l’effetto secondario di rilassare il paziente.

 

La linfa, infatti, non circola grazie alla spinta di un “motore”, come avviene con il cuore per il sistema circolatorio, e la struttura dei suoi vasi ha una parte muscolare che è ridotta rispetto a quella di vene e arterie, la cui contrazione può spingere efficacemente il liquido in esse contenuto. 

 

La circolazione della linfa nei vasi linfatici è resa possibile da:

  • la compressione dei vasi linfatici da parte della muscolatura esterna ad essi (per questo una prolungata immobilità di un arto o una generale sedentarietà possono causare formazione di edema);
  • i movimenti respiratori;
  • l’attività contrattile presente solo nei vasi linfatici più grandi;
  • la variazione della pressione interstiziale.

 

Lo scorrimento della linfa nei vasi è quindi più frequentemente soggetto a fenomeni di stasi: la linfa si accumula negli spazi interstiziali causando la formazione di un edema (e quindi di un gonfiore localizzato o diffuso un una zona del corpo) che crea un circolo visione schiacciando i vasi linfatici bloccandone il flusso.

 

Le tecniche di linfodrenaggio sono indirizzate a stimolare il fisiologico scorrimento della linfa portando così alla riduzione dell’edema.

 

Il linfodrenaggio è particolarmente indicato nei casi di: 

  • edemi dovuti a interventi chirurgici o traumi;
  • edemi causati da sedentarietà o immobilità;
  • linfedemi secondari a chirurgia oncologica (es. post mastectomia);
  • gestione della ritenzione idrica in gravidanza.

 

Generando i seguenti effetti positivi:

 

  • effetto antiedematoso: ridurre il gonfiore e favorire il defluire dei liquidi in eccesso;
  • effetto sulle difese immunutarie;
  • miglioramento della microcircolazione;
  • effetto cicatrizzante su piaghe e ulcere.

 

Il terapista specializzato in linfodrenaggio avrà un’approfondita conoscenza anatomica che gli permette l’individuazione delle stazioni di linfonodi verso cui indirizzare la linfa, permettendone il drenaggio. La valutazione del singolo caso da parte del professionista è fondamentale per individuare il percorso terapeutico più adatto.

 

 

A cura del dott. Lorenzo Madini

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