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La Psicomotricità educativa di gruppo. Cos’è e quali sono i vantaggi.

Che cos’è la PSICOMOTRICITA’ EDUCATIVA?

La psicomotricità, nata negli anni 60 in Francia e sviluppata in Italia verso la fine degli anni 70, è un’attività che va ad integrare l’esperienza educativa e rappresenta per i bambini un’occasione per parlare di sé e della propria interiorità attraverso il corpo e il movimento, le vie privilegiate di espressione tra 0 e 7 anni d’età.

Il bambino è l’essere psicomotorio per eccellenza. Attraverso il movimento conosce, esperisce, sperimenta, apprende, comunica e si relaziona, strutturando progressivamente il suo essere.

Durante l’incontro di psicomotricità, tramite il movimento ed il gioco (senso-motorio, simbolico, di rappresentazione), ogni bambino esprime sé stesso ed il suo modo originale di essere nel e al mondo. Attraverso le infinite sfumature del linguaggio corporeo ognuno esprime le proprie caratteristiche somatiche, la postura, la gestualità, l’atteggiamento, ma anche i sentimenti e le emozioni, le tensioni e le paure. Il corpo infatti è l’espressione visibile di tutto quello che c’è in ogni singola persona: lo si può vedere, toccare, ascoltare; se ne possono percepire i movimenti interni ed esterni, i cambiamenti, gli stati di contrazione e di distensione, di stabilità e di irrequietezza.

 

Gli obiettivi cardine della psicomotricità sono:

  1. Aiutare il bambino a costruirsi un’immagine di sé attraverso il movimento ed il gioco;
  2. Favorire i processi di rassicurazione in merito alle paure e alle angosce che ogni bambino vive;
  3. Favorire i processi di decentramento tonico-emozionale, ossia aiutare il bambino a passare dalle forti emozioni che vive durante il momento del gioco ad un nuovo piacere.

 

È molto importante distinguere la psicomotricità educativa dall’attività motoria e dal gioco libero.

La Psicomotricità non è attività motoria in quanto non prevede degli esercizi da svolgere o un adulto che chieda ai bambini di fare delle cose nello specifico. Il bambino viene lasciato libero di portare all’interno della stanza di psicomotricità quello che più desidera.

La Psicomotricità non è nemmeno gioco libero (fondamentale per lo sviluppo del bambino) in quanto l’incontro psicomotorio prevede un contesto specifico, «setting psicomotorio», degli obiettivi, un dispositivo spaziale e temporale ed una certa attitudine dello specialista, psicomotricista, che va ad operare con i bambini.

 

Durante l’attività psicomotoria la psicomotricista, per promuovere la relazione psicomotoria deve avere un atteggiamento di rispetto verso la spontaneità, l’originalità e la centralità di ogni bambino. Le strategie comportamentali e relazionali da adottare sono l’ascolto, l’empatia, l’osservazione partecipe e l’imitazione, in modo tale da entrare all’interno del mondo del bambino, cercando di vederlo e sentirlo dal suo punto di vista.

 

L’importanza del GRUPPO nella PSICOMOTRICITA’ EDUCATIVA

La vita di gruppo è considerata una dimensione essenziale per il corretto sviluppo del bambino: egli non vive da solo, ma all’interno di piccoli gruppi quali possono essere la famiglia, la classe e le amicizie. Ogni individuo deposita nel gruppo delle parti di sé stesso e partecipa così alla costituzione di un luogo d’incontro dove far nascere emozioni e pensieri comuni. Così facendo il gruppo viene plasmato dai membri che lo compongono, presentando quindi caratteristiche di ognuno di essi e, di conseguenza, esso stesso influenza gli individui che vi appartengono: la dinamica di gruppo, infatti, funziona sia come contenitore dei membri nella loro interezza (pensieri, emozioni, esperienze, problemi…) che come punto di ancoraggio per ciascuno.

Nell’incontro di psicomotricità il gruppo è un’importantissima risorsa e si pone come “terzo elemento” relazionale, in aggiunta allo psicomotricista e ai bambini. La psicomotricità di gruppo pone il soggetto all’interno di un’esperienza emozionale diretta con il gruppo dei pari, con cui ha l’opportunità di confrontarsi e di compiere nuove esperienze di gioco che lo porteranno ad affrontare sfide ardue e nuove. In questo modo il bambino sarà in grado di esperire, a partire da un microcosmo (gruppo psicomotorio), eventuali dinamiche che andrà poi a riscontrare nel macrocosmo, ossia nel mondo di tutti i giorni, all’esterno del setting psicomotorio.

 

Ecco riassunti i vantaggi che la psicomotricità educativa di gruppo offre:

  • Dare al bambino tempo per analizzare i suoi modi di esprimersi e rapportarsi in un gruppo di pari;
  • Offrire al bambino uno spazio dove mettere in gioco le sue capacità, scoprendo con gli altri bambini le molteplici forme dell’azione, con tutte le sue sfumature;
  • Offrire al bambino la possibilità di condividere le emozioni anche grazie alla mediazione dello psicomotricista;
  • Offrire un contesto sociale per sentire riconosciute le proprie capacità, con conseguente aumento dell’autostima;
  • Offrire una gamma di possibilità espressive, dal movimento alla rappresentazione simbolica.

 

Il Gioco

Tramite il gioco ogni bambino riesce ad esprime pienamente la propria motricità: giocando vive la tonicità del proprio corpo, si apre alla narrazione, inventa e diviene creativo. Ha un enorme valore formativo nello sviluppo del bambino, in quanto lo aiuta a prendere contatto con la realtà, stimola ed affina i suoi movimenti e la sua sensibilità e rappresenta uno dei suoi fondamentali mezzi di apprendimento, stimolando la memoria, l’attenzione, la concentrazione, fornendo lo sviluppo di schemi percettivi, capacità di confronto e relazione. Occorre quindi che il bambino abbia libertà di giocare e possa disporre dei giocattoli più adatti per la sua età. L’offerta precoce di tutti i giocattoli possibili, quasi sempre troppi ed inadeguati in quanto troppo complessi per la sua età, non incentiva il gioco, ma molte volte lo limita o inibisce.

 

Tipologie di gioco

  • Gioco senso-motorio: nel gioco senso-motorio il bambino mette in campo il suo corpo al fine di favorire la consapevolezza del proprio corpo in relazione all’altro e all’uso degli oggetti. L’attività senso-motoria consente di mettere in moto contemporaneamente corpo, emozioni e pensieri in maniera fluida. Materiale: specchio, materassi, scivolo, cuscini.

Finalità: facilitare la sperimentazione del piacere senso-motorio a livello propriocettivo, enterocettivo e di equilibrio, attraverso la possibilità di salti da diverse altezze, di giochi di equilibrio/disequilibrio, di scivolamenti, di rotolamenti, di trascinamenti, in una situazione di sicurezza data dalla presenza dell’adulto, che allestisce lo spazio in maniera adeguata e riconosce le espressioni spontanee del bambino.

 

  • Gioco simbolico: nel gioco simbolico il bambino racconta sé stesso mediante l’espressione di sé e del proprio vissuto interiore. Possiamo definire il gioco simbolico come la capacità di rappresentare mediante simboli, immagini, nomi, pensieri, qualcosa che non è presente e che non si può percepire.

Materiale: parallelepipedi e cubi in gommapiuma colorati, cuscini morbidi, teli colorati.

Finalità: elaborare le situazioni e le figure che fanno parte della realtà sociale del bambino, imparando così a gestire le proprie emozioni e a socializzare con gli altri.

 

  • Gioco di rappresentazione: nel gioco di rappresentazione si prende distanza dalle grandi emozioni vissute e si ritorna gradualmente alla dimensione reale. Questa tipologia di gioco aiuta il bambino ad esprimere quello che ha vissuto durante l’incontro psicomotorio tramite disegno o costruzioni, due strumenti importantissimi in quanto fungono da filtro per la rielaborazione del vissuto emozionale del bambino.

Materiale: pasta modellante, mattoncini per costruzioni, pennarelli, pastelli.

Finalità: facilitare l’apertura al pensiero operatorio, vale a dire alla capacità di pensare e di mettere parole senza il totale coinvolgimento dell’agire; sviluppare la fantasia nonché la creatività e la coordinazione occhio-mano

Il setting

La stanza di psicomotricità viene ideata come cornice organizzativa, che contiene spazio, tempo e regole per garantire i confini degli incontri e per mettere in scena un’esperienza finalizzata all’espressività psicomotoria del bambino, dove la strutturazione degli spazi e l’utilizzo del materiale sono pensati affinché il bambino possa manifestarsi nella sua completezza e possa, secondo i suoi ritmi, attuare un percorso evolutivo, favorito dalla presenza e dall’intervento della psicomotricista.

Il setting psicomotorio è un luogo piacevole, accogliente e sicuro dove il bambino può esprimersi attraverso le sue modalità comportamentali, da quelle più inibite a quelle più eccessive e dove la sua pulsionalità è accettata e canalizzata. Non è solo un luogo fisico, ma anche simbolico, carico di emozioni e piacere, dove il bambino può modificare la realtà e comunicare significati. La stanza di psicomotricità presenta 3 criteri essenziali: l’apertura alla comunicazione, che parte dalla capacità di accogliere e rispondere in maniera adeguata alle esigenze e richieste del bambino; la creazione, attraverso il sostegno dell’attività a una produzione più elaborata e la formazione del pensiero che passa attraverso la fase del distanziamento senso-motorio ed emozionale.

  • Il materiale all’interno del setting psicomotorio

Il materiale che caratterizza la stanza di psicomotricità è costituito da oggetti semplici, facili da manipolare, che hanno come caratteristica principale quella di essere trasformabili. Ogni cosa all’interno della stanza si può trasformare in qualcosa di diverso a seconda del desiderio del bambino. Questo dinamismo intrinseco degli oggetti è un importante supporto per l’azione e l’espressione del bambino.

All’interno del setting psicomotorio si possono dunque trovare:
– cuscini di gommapiuma di diverse forme e grandezze: cubi, rettangoli, cilindri, …

Sono leggeri e voluminosi, l’ideale per costruire, distruggere, saltare e rotolare!
– materassi spessi o sottili, per impedire ai bambini di farsi male ma anche per offrire supporti diversi, per creare “trampolini di lancio”, discese e salite;
– piano inclinato rigido per consentire ai bambini di fare delle scivolate;
– cuscini classici;
– stoffe per coprirsi, avvolgersi, costruire, travestirsi.

 

  • Organizzazione temporale della seduta di psicomotricità di gruppo

La seduta psicomotoria di gruppo è un incontro che avviene tra bambini e psicomotricista in un luogo “setting psicomotorio” e per un certo arco di tempo che non variano nel corso degli incontri, in quanto uno degli aspetti più importanti della pratica psicomotoria di gruppo è quella di dare una continuità al “dispositivo gruppale”, tramite la regolarità degli orari, del ritmo e della stanza di psicomotricità, dove viene proposto ad ogni bambino, di settimana in settimana, un percorso che va dal corporeo al mentale, attraverso il gioco libero e spontaneo.

 

Ogni incontro in genere prevede un’organizzazione temporale che scandisce le fasi di questo percorso:

  • Un momento iniziale di accoglienza in cui i membri del gruppo provano a percepire lo stato psicologico l’uno dell’altro, a creare un primo spazio comune di comunicazione, dove ogni bambino trova lo spazio per poter comunicare agli altri qualche episodio a lui rilevante avvenuto nei giorni prima e a pensare o proporre il gioco che si vorrebbe fare successivamente, magari ricordando quello che è accaduto nell’incontro precedente.

Durante questa fase, prima di iniziare il gioco vero e proprio vengono ricordate le regole da rispettare all’interno della stanza di Psicomotricità, ossia:

  1. Non farsi male
  2. Non fare male agli altri bambini
  3. Non distruggere i giochi che costruiscono gli altri

 

  • Un secondo momento di gioco, definito anche momento d’azione, che favorisce lo sviluppo della motricità, della sensorialità e della relazione e che trasmette al bambino un senso di unità di sé, mirando alla costruzione di una identità positiva. In questa fase è importante il ruolo della psicomotricista che osserva i processi d’interazione e che, qual ora fosse necessario, indirizza verso dinamiche relazionali più consone al contesto.

Questo momento si apre con l’abbattimento del MURO DELLE EMOZIONI come scarica tonico-emozionale.

Questo è un momento magico che pone fine all’attesa del desiderio di giocare.

I bambini dopo aver “scaldato i motori” al VIA della psicomotricista buttano giù tutti insieme il muro di cuscinoni, liberando un’intensa emozione collettiva.

Per alcuni bambini può essere un momento per “misurarsi con l’adulto”, per abbatterlo simbolicamente, sentirsi forte e gratificato, e dunque un ottimo strumento per rafforzare l’autostima.

Una volta buttato giù il muro inizia la vera fase senso-motoria dove i bambini, tramite forti scariche emozionali sperimentano il piacere di saltare, scivolare, arrampicarsi e rotolare grazie ai materassoni e rampe presenti nella stanza. I bambini soprattutto nella fascia d’età 3-4 anni permangono molto nel gioco senso-motorio in quanto hanno proprio la necessità di esprimersi e conoscere il mondo con il proprio corpo.

In questa situazione il corpo viene sperimentato nella sua globalità tramite salti, corse, scivolamenti e rotolamenti. Nel salto il bambino sperimenta le proprie capacità motorie e cerca i propri limiti corporei. Il saper saltare è testimonianza di un’avvenuta separazione-individuazione ed ha una forte componente emozionale. È un’apoteosi di sensazioni nuove. Il bambino è protagonista del passaggio del cambiamento di posizione e di contatto attraverso un’azione che sospende il contatto, la fase di volo, durante la quale il bambino ha come unico riferimento sé stesso, il suo corpo, la sua abilità motoria e ciò che sente.

Durante il gioco senso-motorio è importantissimo sostenere le esperienze che i bambini stanno vivendo e far capire ai bambini che stanno compiendo delle imprese straordinarie, per rafforzare il senso di fiducia verso sé stessi. Altrettanto importante è non forzare i bambini rispettare i loro tempi, aiutandoli se serve.

Durante la fase del gioco i bambini investono molto tempo anche nel gioco simbolico.

Questo è il momento in cui ci si stacca dalle grandi emozioni vissute in precedenza, per passare ad un altro livello di rappresentazione. Il bambino gioca a “far finta di…”, trasformando il materiale, lo spazio e gli altri in funzione del suo mondo simbolico soggettivo.

I giochi che emergono maggiormente durante gli incontri di psicomotricità sono legati alla realtà quotidiana, sono giochi legati al mondo “fantastico” (principesse, cavalieri, pirati, draghi) o giochi dove emergono le paure recondite dei bambini (lupi ,squali, coccodrilli, fantasmi, mostri).

 

  • Un momento dedicato al gioco di rappresentazione o rielaborazione (attraverso il disegno, o le costruzioni o la plastilina) il cui obiettivo è quello di rielaborare il vissuto senso-motorio percepito durante il corso della seduta psicomotoria, aiutando il bambino a prendere distanza dall’emozione corporea, vissuta nel primo momento di gioco, e di attivare le proprie potenzialità cognitive.

Dopo il gioco è importante avere un posto, sia fisico che mentale, dove fermarsi e poter rielaborare attraverso la rappresentazione quanto sperimentato. Questo permette a ciascun membro del gruppo di rielaborare, attraverso il filtro delle sue emozioni, ciò che aveva appena vissuto.

 

  • Ed infine un momento conclusivo di defaticamento e congedo in cui il gruppo viene accompagnato al momento del distacco. Finita la fase della rappresentazione, ci si prepara al momento finale: seduti in cerchio i bambini uno alla volta raccontano il gioco che hanno preferito e dopo aver ascoltato ogni singolo bambino, ci si alza in piedi, ci si mette in fila e ci si saluta, ricordando l’appuntamento alla volta successiva.

 

Concludendo, la psicomotricità di gruppo è una risorsa indispensabile per permettere lo sviluppo armonico e globale di ogni bambino attraverso il corpo in movimento, il gioco libero e spontaneo e le relazioni affettive-emozionali.         I bambini all’interno del setting psicomotorio trovano un loro “mondo”, un “mondo in miniatura” dove poter esprimere i loro stati d’animo, i loro pensieri, i loro progetti e la loro creatività; per poter sviluppare le loro competenze psicomotorie e sociali e per potersi confrontare in autonomia con sé stessi, con i coetanei e con l’adulto.

Il termine “mondo in miniatura” è stato pensato perché esprime al meglio la visione di gruppo psicomotorio. Esso è, infatti, un concentrato spazio-temporale delle dinamiche quotidiane da cui dipende il complesso assetto relazionale che intercorre tra gli individui e da cui essi si sviluppano.

Nel mondo si vengono a creare una serie di relazioni interpersonali di tipo bidirezionale. Il processo formativo di un individuo, infatti, dipende dall’ambiente in cui esso si sviluppa: un individuo è il “prodotto” della società che lo circonda e, essendo esso stesso parte della società, ne influenza le dinamiche, portando in dote la propria parte di mondo per creare un macro-mondo comune. Il miracolo in questo mondo sono le relazioni umane e affettive che ognuno di noi tesse durante il proprio percorso. Il mondo senza le relazioni umane risulterebbe infatti una mera palude, arida, poco interessante e priva di sentimenti. Le relazioni umane sono la linfa vitale del mondo. Esse possono nascere per caso, ma non crescono se non trovano un terreno fertile, che, a mio avviso, è il nostro desiderio di viverle e la nostra capacità di coltivarle. In tal senso, il gruppo si svincola dalla mera definizione di “complesso di individui” e si articola in modo da risultare un luogo in cui gli stessi esercitano e sviluppano le loro interazioni sociali. Data la naturale predisposizione dell’uomo a creare questa complessa rete di interazioni nel mondo, si è cercato di ricreare tali dinamiche anche all’interno del gruppo psicomotorio, seppur in dimensione ristretta. In pratica questa piccola realtà diviene un vero e proprio mondo in miniatura.

A cura della dott.ssa Alba  Bertacco

Alba-Bertacco

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Pavimento Pelvico Femminile. Perché è così importante?

Ultimamente sempre più spesso si sente parlare di pavimento pelvico e, ancora di più, di pavimento pelvico in gravidanza. Ma cos’è? Cosa fa? E quando è utile fare una visita di valutazione del pavimento pelvico in gravidanza?

Andare a fondo e scoprire insieme questa zona anatomica può essere di grande aiuto in un’ottica preventiva (prevenire è sempre meglio che curare!) oppure in caso di disfunzioni già presenti, per capire meglio cosa è possibile fare per prendersene cura nella vita di tutti i giorni e durante le settimane di gravidanza.

Iniziamo dalla base per non lasciare spazio a fraintendimenti: cos’è il pavimento pelvico?

Il pavimento pelvico è l’insieme dei muscoli che chiude inferiormente il bacino, per intenderci è tutta la zona anatomica che si poggia sul sellino della bicicletta. Si compone di tre strati muscolari che hanno molteplici funzioni. In linea generale è importante sapere che è bene parlare di pavimento pelvico in qualsiasi fase della vita di una donna, a qualsiasi età: la pubertà, la fertilità, la gravidanza, il puerperio e la menopausa costituiscono importanti fasi di cambiamento nella vita della donna, e il pavimento pelvico rappresenta il distretto corporeo dove tutte queste variabili temporali convergono, spesso generando alterazioni che si riflettono sulla sfera genito-urinaria e sessuale.

Ma quali sono le principali funzioni del pavimento pelvico?

Il pavimento pelvico normotonico sostiene gli organi pelvici: quando questo complesso muscolare presenta un’insufficienza o un’alterazione di tono, viene meno la funzione di sostegno degli organi pelvici, quindi della vescica, dell’utero e/o del retto, dando luogo a una loro possibile discesa che per definizione prende il nome di prolasso.

Inoltre, quando i muscoli del pavimento pelvico sono normotonici, allora garantiscono la continenza di urina, gas e feci: i muscoli del pavimento pelvico svolgono infatti un ruolo fondamentale nel controllo volontario della minzione e della defecazione, ciò significa che al contrario quando il tono è alterato si può verificare un’incontinenza urinaria e/o fecale.

Il pavimento pelvico è coinvolto nel rapporto sessuale e quindi influenza la qualità stessa del rapporto. Favorisce la circolazione locale, il ritorno venoso e linfatico della parte inferiore del corpo, quindi degli arti inferiori.

Durante la gravidanza, il pavimento pelvico sostiene l’utero gravidico, deve essere abbastanza forte e al tempo stesso elastico per supportare al meglio l’aumento di peso fisiologico tipico della gestazione. Poi durante tutto il travaglio sostiene il collo dell’utero fino a una completa dilatazione cervicale, funzionale alla fase del parto. Durante la fase espulsiva accompagna il/la bimbo/a nella discesa attraverso il canale del parto, permettendo la nascita. E per finire protegge gli organi, il/la bambino/a e l’integrità della donna.

Per aiutare il pavimento pelvico ad assolvere a tutte le sue funzioni nel migliore dei modi, è bene che sia normotonico, ossia che il tono di base muscolare sia normale: in grado di attivarsi, quindi contrarsi, e di rilassarsi al bisogno, a seconda delle azioni che si svolgono nel quotidiano. È nella vita di tutti i giorni, infatti, che ci giochiamo la nostra salute: tutte le volte che il pavimento pelvico non viene coinvolto durante gli sforzi addominali, di qualsiasi tipo ed entità, lo stiamo sollecitando inutilmente, preparando il terreno fertile per eventuali future disfunzioni del pavimento pelvico. Le problematiche a carico di questo distretto non insorgono improvvisamente: perpetuare uno stile di vita scorretto che porta a caricare continuamente il pavimento pelvico è la prima causa di insorgenza di disfunzioni del pavimento pelvico.

Allora cosa è possibile fare per avere maggiore consapevolezza della salute del proprio pavimento pelvico e imparare a prevenire eventuali problematiche future?

La visita di valutazione del pavimento pelvico rappresenta un’efficace e semplice tecnica di prevenzione delle problematiche a carico di questa zona.

Il pavimento pelvico non è un fatto che riguarda esclusivamente le donne anziane. Non è raro, infatti, che le prime alterazioni del pavimento pelvico si abbiano già in giovane età: stiamo parlando del fatto che un pavimento pelvico anche alla tenera età di 18 anni possa essere ipotonico (incapace o poco capace a contrarsi) o ipertonico (eccessivamente contratto per cui risulta difficile il rilassamento muscolare). In entrambi i casi ci troviamo di fronte a una situazione considerata alterata, che può molto probabilmente portare a problematiche a carico del pavimento pelvico.

Fare prevenzione significa intervenire prima ancora che il problema sia comparso per evitare che in futuro possa presentarsi.

Grazie alla visita di valutazione del pavimento pelvico sarà possibile pianificare un eventuale percorso di rieducazione o riabilitazione a seconda del quadro riscontrato.

Inoltre, lavorare sul pavimento pelvico produce indirettamente anche altri benefici molto interessanti:

  • Miglioramento della peristalsi intestinale
  • Miglioramento dei dolori a carico della schiena e/o della colonna vertebrale
  • Miglioramento dei dolori legati al ciclo mestruale e ovarico
  • Miglioramento della qualità dei rapporti sessuali

Le figure professionali che si occupano di pavimento pelvico sono: l’ostetrica, la fisioterapista, l’infermiera, che si occupano di pavimento pelvico femminile.

Rappresentano un campanello di allarme per il pavimento pelvico le seguenti situazioni:

  • Stitichezza o iperattività intestinale
  • Incontinenza di urina, gas o feci
  • Infezioni urinarie, vaginosi o vaginiti ricorrenti che stentano a guarire
  • Sensazione di peso in vagina, come se ci fosse un ingombro
  • Difficoltà o dolore durante i rapporti sessuali
  • Sensazione di incompleto svuotamento vescicale durante la minzione
  • Sport ad alto impatto o a livello agonistico
  • Presenza di cicatrici da parto (sull’addome per il parto cesareo, sul perineo per il parto vaginale)
  • Presenza di beanza vulvare post-parto
  • Gravidanza e post-parto rappresentano di per sé una fase delicata ed effettuare una valutazione del pavimento preventiva è l’ideale
  • Nel caso di diastasi dei muscoli retti dell’addome

La bella notizia è che qualsiasi sia la situazione del pavimento pelvico è possibile effettuare un lavoro personalizzato di rieducazione o riabilitazione a seconda dell’entità della problematica del pavimento pelvico.

L’obiettivo ultimo di un percorso di pavimento pelvico, sia se si effettua in un’ottica preventiva sia se vi è la presenza di una disfunzione, è imparare ad attivare tutta la zona del pavimento pelvico al bisogno, a seconda dei gesti e delle azioni del quotidiano, per non sollecitarlo inutilmente ma coinvolgerlo ad hoc!

A cura della dott.ssa Roberta Mayer

 

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